Ernia iatale e reflusso gastro esofageo: cosa sono? L’ernia iatale è una condizione anatomica caratterizzata dallo spostamento di una porzione di stomaco dalla cavità addominale alla cavità toracica.
Il torace e l’addome sono separati da un muscolo chiamato diaframma che presenta un foro – lo iato esofageo – attraverso cui passa l’esofago (fatto “a tubo”) che scende nell’addome fino a diventare stomaco (fatto “a sacco”). Lo iato esofageo è una sorta di valvola che normalmente chiude lo stomaco in alto impedendo al cibo di fuoriuscire. A volte, però, l’esofago tende ad accorciarsi trazionando verso l’alto in direzione del torace una parte di stomaco, che risale passando attraverso lo iato esofageo allargandolo. In questo modo lo iato esofageo, non riuscendo più a chiudere lo stomaco, permette al cibo e ai succhi gastrici acidi contenuti in esso di risalire verso l’alto in direzione dell’esofago: è ciò che si definisce reflusso gastro esofageo. Questo materiale acido, inoffensivo nello stomaco foderato internamente da una parete acido-resistente, risulta fortemente corrosivo all’interno dell’esofago, in gola e in bocca, generando ciò che comunemente è chiamato “bruciore”.
L’ernia iatale e il reflusso gastro esofageo non necessariamente si presentano insieme ma hanno in comune fattori predisponenti simili. Una causa importante è il disequilibrio del sistema fasciale e un’alterazione della funzione gastro esofagea che – in condizioni normali – beneficia di un diaframma elastico e tonico, di una buona tensione longitudinale dell’esofago, di un equilibrio fra pressione toracica e addominale e di buone condizioni generali dell’organismo.
Sono due le tipologie di ernia iatale più comuni:
– Ernia iatale da scivolamento: la più frequente, caratterizzata da un allargamento dello iato esofageo e dalla risalita al di sopra del diaframma di una porzione dello stomaco compresa all’interno dei 2 cm;
– Ernia iatale da rotolamento: la più rara, interessa una porzione molto più ampia di stomaco che sale oltre il diaframma affiancando l’esofago.
Una serie di fattori influiscono in modo determinante su questa patologia, come alimentazione, stile di vita, tipo di lavoro e predisposizione genetica. Per quanto concerne l’alimentazione, sono utili alcuni accorgimenti:
– fare pasti poco sostanziosi ma frequenti;
– masticare con calma;
– limitare il consumo di alcool e bevande gassate, caffè, cioccolato, agrumi, pomodori, cipolle, menta, alimenti piccanti etc.;
– aumentare invece l’apporto quotidiano di albicocche, frutti di bosco, asparagi, mango, zucca gialla, banane, mele, cereali (soprattutto integrali) etc.;
– lasciare passare almeno 2-3 ore tra il momento del pasto e quello in cui si va a dormire.
Anche i farmaci possono favorire la comparsa di questi disturbi. Ciò detto, l’ernia iatale viene anche trattata con terapia farmacologica a base di anti-acidi che, pur non impedendo il reflusso, inibiscono temporaneamente la secrezione acida dello stomaco. Il lavoro osteopatico – tra i vari benefici – contribuisce a ridurre la terapia farmacologica.
Il trattamento osteopatico – In Osteopatia si afferma che il corpo aderisce alla lesione: chi, ad esempio, ha una tensione nella zona addominale, tenderà a piegarsi su quell’area in una posizione di protezione (postura antalgica). I pazienti affetti da ernia iatale o reflusso gastro esofageo presentano una postura in chiusura anteriore con associato incurvamento in avanti delle spalle: tale postura rende impossibile mantenere una posizione eretta e, quindi, sovraccarica l’area dorsale con presenza di dolore. Se questa postura permane nel tempo oltre un certo periodo, le strutture mio-fasciali si adattano a questa nuova situazione, creando una restrizione di mobilità.
L’Osteopatia dispone di tecniche in grado di eliminare queste tensioni muscolo fasciali e di riequilibrare la situazione dinamica dei visceri e delle parti strutturali immediatamente connesse (in particolar modo il tratto cervicale basso compreso tra C4 e C7).
Per visceri si fa riferimento agli organi addominali e toracici e alle membrane connettivali che li avvolgono. Essi sono ancorati direttamente o indirettamente al tronco mediante il tessuto connettivo (legamenti e fasce) e, quando questo si muove, lo seguono. Alla presenza di una restrizione di mobilità, invece, l’organo mette in tensione la propria struttura connettivale impedendo un corretto movimento della colonna vertebrale. Gli organi sono costantemente messi in movimento dalla dinamica diaframmatica ad ogni atto respiratorio e, quindi, ne influenzano il meccanismo e, a loro volta, ne vengono influenzati.
Le tecniche dell’Osteopatia Viscerale possono essere:
– Tecniche di drenaggio/pompaggio emo-linfatico: per migliorare il deflusso del sangue venoso e della linfa in organi come il fegato e la milza in stato di congestione;
– Tecniche di stiramento: alla presenza di un organo cavo (ad esempio l’intestino) che presenta spasmo della sua parete in seguito a stati di irritabilità e stipsi;
– Tecniche di rilascio fasciale: utili in situazioni in cui le membrane che avvolgono il viscere sono molto tese o alla presenza di cicatrici che presentano aderenze;
– Tecniche di recoil: tecniche che, attraverso l’utilizzo di forze elastiche, permettono ai visceri di riacquisire la loro normale mobilità in seguito a trauma da contraccolpo (es. colpo di frusta).
Per una maggiore efficacia, le tecniche osteopatiche possono seguire una sequenza che prevede la liberazione delle inserzioni del fegato, il trattamento del diaframma, la liberazione del piloro, stomaco e giunzione gastro-esofagea. Al fine di compiere un trattamento completo, inoltre, l’osteopata potrà manipolare le fissazioni scheletriche più importanti e le fissazioni cranio-sacrali.
L’eliminazione delle fissazioni meccaniche e il miglioramento del funzionamento dei tessuti circostanti il cardias (regione di confine tra esofago e stomaco) permettono al paziente di trascorrere via via periodi sempre più lunghi in assenza di sintomi, migliorando enormemente la qualità della vita del paziente.
Il trattamento chirurgico – extrema ratio – ha invece lo scopo di creare una nuova valvola (fundoplicatio) attorno al cardias. La chirurgia – se ben eseguita – è efficace in alta percentuale dei casi e potrebbe portare alla guarigione definitiva sebbene non sia rara la recidiva (https://fiocchettiosteopata.wordpress.com/2015/05/15/trattamento-osteopaticao-dell-ernia-iatale/). I suoi svantaggi sono legati ai rischi inevitabilmente connessi all’intervento chirurgico e alla possibilità che – se non ben eseguita – possa determinare la persistenza del problema e la comparsa di nuovi fastidi.
-Fisiopoint-